Gestione integrata e partecipata dei Portici di Piazza Vittorio
14 novembre 2021
- Urbanistica e servizi
- Piazza Vittorio e aree adiacenti
Tra le iniziative promosse da “Esquilino chiama Roma” per una migliore e più integrata conoscenza e gestione del rione Esquilino e dei suoi punti nodali, vi è stata quella di promuovere e fornire un primo rilievo speditivo del sistema urbano di piazza Vittorio Emanuele II con l’intento di misurarne la consistenza edilizia e verificare i sistemi spaziali e le relazioni tra componenti che concorrono alla definizione della piazza (Forum del 24.06.2019 a Palazzo Merulana).
La positiva coincidenza che, poco dopo, ha visto vincere, nell’ambito del confronto cittadino sul bilancio partecipativo 2019 la proposta di riqualificare i pavimenti dei portici di Piazza Vittorio Emanuele II è stata l’occasione per trasformare i primi studi speditivi in indagini scientificamente fondate, sulle quali impostare la progettazione integrata e partecipata del complessivo recupero dei portici, con attenzione alle problematiche sia socio-antropologiche sia storico-materiali dei luoghi.
Facendo proprio l’approccio proposto da “Esquilino chiama Roma”, più esteso e integrato rispetto al mero intervento sulle sole pavimentazioni dei portici, il Municipio I (sulla base di preesistenti convenzioni) ha affidato al Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza, Università di Roma, lo sviluppo di approfonditi studi scientifici atti ad ottenere una conoscenza puntuale delle consistenze fisiche e materiali dei due portici nord della piazza. Si è così costituito un gruppo di ricerca coordinato dal prof. Andrea Grimaldi, Dipartimento di Architettura e Progetto, e formato dalla prof.ssa Marina Magnani Cianetti, Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, e dalla prof.ssa Simona Salvo, Dipartimento di Storia Disegno e Restauro dell’Architettura.
Il gruppo di ricerca, partecipato da allievi, dottorandi e borsisti dell’Università, alla fine del mese di giugno ha avviato i suoi lavori di ricerca e documentazione funzionali alle scelte progettuali che verranno definite dal professionista selezionato con gara dal Municipio I.
Le attività oggetto dell’incarico consistono nello sviluppare un rilievo dettagliato attraverso la tecnica della “nuvola di punti”, svolgere ricerche d’archivio per ricostruire fin dove possibile, le vicende che hanno modificato i luoghi nel corso degli anni, e giungere infine – anche grazie all’ausilio delle risultanze di una serie di saggi materiali sulle strutture edilizie – ad una mappatura del degrado, che ne individui le più probabili cause, con particolare riguardo alle superfici pavimentali di cui si forniranno schede di analisi delle cause di ammaloramento e relative patologie.
L’intento è quello di produrre un esempio di buona pratica, delineando un protocollo tecnico di rilievo e progettazione, che sarà poi utilizzabile sugli altri tratti di portici per gli interventi che auspicabilmente seguiranno al fine di recuperare l’intera piazza, con la conseguenza di velocizzare i processi autorizzativi senza che ciò significhi renderli meno rigorosi: un auspicio, questo dell’intervento integrato e complessivo, che potrebbe divenire realistico, mettendo a fattor comune (eventualmente mediante accordo di programma) le risorse private e pubbliche pertinenti (ecobonus, sismabonus, bonus facciate, decreto “rilancio” del 19.05.2020, etc).
Sarebbe un modo concreto per ricordarsi nel 2021 del centocinquantenario della proclamazione di Roma Capitale d’Italia, ossia dell’evento da cui il rione Esquilino ha avuto origine.
Tornando allo studio in corso:
rilievo e analisi diretta sono attività di ricerca che si integrano con lo studio storico-critico, attraverso la disamina delle fonti bibliografiche, archivistiche, iconografiche e sono volte innanzitutto a riorganizzare e implementare le ricerche già svolte (spesso con fondi pubblici), al fine di costituire una conoscenza quanto più possibile approfondita e condivisa dei manufatti edilizi e delle attività che vi si sono succedute nel corso degli anni, condizionando usi e frequentazione dei portici.
Risultato finale di queste ricerche sarà una serie di elaborati grafico-descrittivi utili ad indirizzare correttamente il prossimo intervento di recupero, ma anche a fornire dati per una comprensione e miglior governo delle quotidiane situazioni di una vita non sempre facile in questo ambito nodale del Rione Esquilino, la cui situazione in alcuni aspetti somiglia a tanti altri luoghi dell’intera città di Roma. La lettura attraverso il rilievo, la ricerca storica, l’indagine diretta sul manufatto e l’osservazione del vissuto quotidiano dei portici condensa ed esemplifica la metodologia di conoscenza integrata e partecipata promossa da “Esquilino chiama Roma” che consente – come nella medicina – di ‘conoscere il paziente’ e d’individuare con un ‘consulto’ fra cittadini e istituzioni la migliore cura nel tempo che permette al manufatto di sopravvivere e alla collettività di farne buon uso.
Gli studi sul primo tratto campione dei portici produrranno dunque quel livello fondamentale di conoscenze che consentirà al progettista incaricato dal Municipio I di elaborare le giuste risposte in termini d’intervento in un’ottica che veda, auspicabilmente, convergere su di uno stesso progetto, come si accennava, contributi pubblici e privati.
Andrà però di pari passo elaborato, nella collaborazione fra cittadinanza attiva e istituzioni responsabili, il progetto di gestione dell’uso pubblico dei portici e di valorizzazione del loro pregio, in termini che siano compatibili sia con il pubblico passaggio, sia con la proprietà privata dei singoli tratti afferenti ai vari condomini della piazza, sia con una adeguata presa in carico delle problematiche umane e sociali, che da tempo si manifestano in questi luoghi con intensità e gravità incompatibili con la convivenza civile: una prospettiva di gestione integrata e partecipata, che andrebbe a sua volta raccordata a quella del giardino monumentale in restauro e con un riesame dei punti di accesso e raccordo fra esso, l’anello di viabilità primaria che lo circonda e, appunto, i portici con le loro connessioni viarie radiali.
In assenza di questa complessiva prospettiva, che leghi beni culturali, naturalistici, servizi pubblici e differenti criticità sociali ed economiche, il centocinquantenario di Roma Capitale sarebbe nel 2021 un’occasione mancata – se non una beffa – proprio nel luogo che di esso è l’emblema urbano.